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Miti, leggende e origini dello Yoga: un viaggio che parte dai Veda

Pubblicato: 11/22/2025

Da oggi prende vita una nuova serie di articoli dedicati ai miti e alle leggende dello Yoga, un percorso affascinante che ci porterà alla scoperta delle sue radici più antiche. Lo Yoga non è solo una pratica fisica, ma un universo di simboli, storie e insegnamenti che affonda le sue origini nella spiritualità dell’India antica. Per comprendere davvero la profondità dello Yoga, dobbiamo tornare indietro nel tempo, ai Veda, i testi sacri più antichi dell’umanità e la base di tutta la tradizione yogica.

I Veda: la sorgente del sapere yogico

I Veda – Rig Veda, Yajur Veda, Sama Veda e Atharva Veda – risalgono a migliaia di anni fa e rappresentano il nucleo della saggezza vedica. In essi troviamo:

  • inni dedicati alle forze della natura,

  • formule rituali,

  • insegnamenti spirituali,

  • riferimenti primitivi a tecniche meditative e stati di coscienza elevata.

Nei Veda compaiono i Rishi, saggi illuminati che, attraverso profonda meditazione, “udirono” le verità eterne. È proprio grazie a loro che concetti come il respiro consapevole, la concentrazione e la trasformazione interiore iniziano a prendere forma.

Dai Veda alle Upanishad: quando nasce lo Yoga

Con il passare dei secoli, la saggezza vedica evolve nelle Upanishad, testi filosofici che parlano apertamente di:

  • unione di corpo, mente e spirito,

  • natura del Sé (Atman),

  • meditazione,

  • liberazione (moksha).

Qui il termine Yoga comincia a comparire nel suo significato originario: unione, disciplina, percorso interiore.

Perché i miti sono importanti nello Yoga

La tradizione indiana utilizza i miti come strumenti pedagogici: storie ricche di simboli che parlano alla mente, ma soprattutto al cuore.
Attraverso i racconti di dei, eroi e saggi, possiamo comprendere aspetti profondi della pratica:

  • il coraggio di trasformarsi,

  • la forza dell’intenzione,

  • la ricerca del proprio Sé autentico.

Oggi parleremo del mito di:

GANESHA

Simpatica divinità con la testa di elefante. Ganesha è molto venerato in India. Prima di iniziare qualsiasi cosa si invoca il suo nome, poiché questo è considerato di buon auspicio.  Ganesha è colui che rimuove gli ostacoli (ecco perché ha la testa di un elefante). E’ inoltre il simbolo di colui che riesce a dominare e superare le proprie paure (ha un topolino come veicolo). Altre qualità di Ganesha su cui sintonizzarsi:

  • la longevità (grazie ai pochi respiri al minuto che compie)

  • la memoria eccezionale e un’antica saggezza , collegate alla connessione con la natura

  • la capacità di ascoltare e comprendere gli altri (grazie alle grandi orecchie)

  • la fortuna e la prosperità (grazie al corpo paffuto).

Ganesha è figlio del dio Shiva e della dea Parvati. Una storia paradigmatica racconta di come Ganesha sia riuscito a vincere e a superare una prova contro suo fratello Kartikeya (il dio della guerra). Shiva e Parvati propongono ai loro due figli di fare una gara: compiere il giro dell’Universo nel meno tempo possibile. Kartikeya è velocissimo, Ganesha molto lento in virtù del suo veicolo animale. Quindi si raccoglie in meditazione e, forte della sua intuizione, compie un giro intorno alla coppia dei suoi genitori (che rappresentano l’incarnazione dell’Assoluto, ossia l’unione di Shiva e Shakti). Quindi Ganesha vince la prova e ci dimostra l’atteggiamento giusto con cui risolvere i problemi: prima si deve meditare e ricercare la giusta centratura interiore, e poi, a partire da quel centro di creatività si deve agire, attivando le proprie risorse interiori.

 

Pubblicato: 11/22/2025