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Come liberarsi dall’Ignoranza e modificare il proprio karma

Pubblicato: 04/11/2022

Foto di RDNE Stock project, sito pexels.com ©

Come liberarsi dall’Ignoranza e modificare il proprio karma

 

Nel precedente articolo abbiamo iniziato ad affrontare l’argomento sulla Libertà dall’Ignoranza e sul suo significato in termini di liberazione dai Saṃsāra (Condizionamenti) con l’obiettivo di modificare e migliorare il proprio karma.

Il concetto di Avidya (Ignoranza) si può esprimere in quattro diverse quanto importanti accezioni.

Avidya o senza conoscenza

Avidya letteralmente significa “senza-conoscenza”. Potremmo osservare, ad esempio, una certa frustrazione quando qualcosa che possediamo si rompe, viene perso o viene rubato. La radice della frustrazione deriva dall’aver dimenticato la natura temporanea delle cose. Quando qualcuno dice qualcosa di negativo su di noi, potremmo sentirci feriti o metterci sulla difensiva a causa del fatto che dimentichiamo chi siamo, pensando di essere la nostra personalità. Ricordare la realtà delle cose può portarci alla libertà, anche se dovremo affrontarle con una meditazione più profonda.

Avidya o ignoranza

Avidya significa “ignoranza” o “non vedere chiaramente”. Ignoranza non significa essere stupido o privo di intelligenza, ma è riferito alla capacità di ignorare. L’onda dimentica di essere oceano: immaginate un oceano, che è un oceano di coscienza, e che l’onda dimentichi che la sua natura essenziale è la medesima dell’oceano. Quel dimenticare, o ignorare, permette all’onda di pensare di essere un individuo, indipendente dall’oceano. Anche noi umani facciamo questo: ci dimentichiamo di essere parte del tutto e dichiariamo: “Io sono così e così”.

Avidya o dimenticanza

Avidya è anche dimenticare. L’onda dimentica la verità di essere oceano nell’illusione di essere la grande forma che ha temporaneamente assunto. Per un po’ assume la rupa (forma) di onda, poi ricorda la sua vera rupa (forma) di oceano. I due coesistono, sebbene uno sia vero, e l’altro, sebbene bello, è solo relativamente vero. Così anche noi umani dimentichiamo la nostra vera natura, ma, attraverso lo Yoga, la possiamo ricordare.

Avidya o abilità

Avidya è, in realtà, un’abilità, oltre che essere l’ostacolo più profondo. Sebbene sia vero che Avidya maschera la nostra Vera Natura, ci permette anche di funzionare nel mondo. Immagina per un momento di non avere la capacità di ignorare tutti i pensieri che arrivano nella tua mente inconscia: in questo caso si svilupperebbe una psicosi o quello che gli psicologi chiamano “inondazione di materiale inconscio”. Se fossimo maestri del non attaccamento (Yoga Sutra 1.15-1.16), potremmo essere completamente aperti, senza Avidya o Ignoranza, e non saremmo influenzati da quel flusso interminabile di pensieri. Questo sarebbe uno stato di completa libertà dalla schiavitù del Karma, dalla schiavitù del pensiero e dalla schiavitù di Avidya. Ma siamo essere umani ed è interessante notare come Avidya ponga le basi per il gioco del Karma, così da lasciarci svolgere il lavoro pratico nella nostra vita quotidiana come aspiranti spirituali.

“L’uomo deve usare la propria mente per liberarsi, non per degradarsi.
La mente è amica dell’anima condizionata, ma può anche essere la sua nemica.
Per colui che ne ha il controllo, la mente è la migliore amica,
ma per colui che ha fallito nell’intento, diventa la peggiore nemica.”

Bhagavad – Gita VI. 5-6

Le Quattro Fonti Primitive

Nell’essere umano coesistono quattro impulsi di base: il cibo, il sonno, il sesso e l’autoconservazione.
Tutte le creature hanno una spinta verso il sostentamento, che possiamo chiamare genericamente cibo. Tuttavia, gli esseri umani hanno una gamma più ristretta di cibo di cui nutrirsi rispetto ad altri esseri viventi.

Ad esempio, il cibo di cui si nutre un’alga che cresce in uno stagno è diverso da quello di cui si cibano le persone. Man mano che la nostra “spinta alimentare” diventa più specifica, potremo sviluppare una predisposizione per il cibo sano o il cibo gustoso, per le mele o il cioccolato.

In base a come e a quanto esercitiamo i nostri impulsi, anche il Karma a cui andremo incontro cambierà: come abbiamo detto prima su Avidya o Ignoranza, le Quattro Fonti Primitive consentono anche il verificarsi o meno dei condizionamenti, in cui iniziamo ad avere un’idea reale della natura del Karma e di come affrontarlo effettivamente nelle nostre vite spirituali e nelle pratiche di meditazione.

Molti strati e livelli di Samskara (Condizionamenti) risultano da azioni e desideri addormentati nell’inconscio. Si può dire che siano presenti in forma latente. Queste forme di pensiero latenti (memorizzate dalle nostre innumerevoli esperienze) portano a un processo emotivo, il quale poi porta a un processo di pensiero attivo, che, a sua volta, porta ad azioni e parole.

Analizza le tue emozioni nella vita quotidiana: è estremamente utile diventare testimone dei nostri processi emotivi durante le nostre azioni nel mondo. Non è forse vero che quasi sempre osserviamo i gesti, il linguaggio del corpo e le reazioni emotive degli altri? Se possiamo vederlo così facilmente negli altri, possiamo vederlo anche in noi stessi.

Vedendo chiaramente le nostre emozioni, sia positive che negative, possiamo scegliere di rafforzare le emozioni positive come l’amore, la compassione, la benevolenza e l’accettazione (vedi Yoga Sutra 1.33 per la meditazione sulle emozioni positive). Osservando il nostro linguaggio del corpo, la parola, le azioni e le nostre reazioni emotive avremo un riflesso speculare delle nostre Impressioni Profonde o Samskara.

Questo ci permetterà anche di vedere i modi prevedibili in cui si sviluppano le Quattro Fonti Primitive (cibo, sonno, sesso, autoconservazione). Così non solo impariamo a regolare le nostre emozioni in modo positivo, ma arriviamo anche a vedere le radici in cui affondano.

Questa auto-testimonianza nella vita quotidiana è una parte importante del Karma Yoga, assieme al compiere azioni disinteressate per gli altri.

Pubblicato: 04/11/2022